
Visitare gli Uffizi a Firenze è una tappa obbligatoria per chi si reca in questa città e non serve essere esperti d’arte per apprezzare alcuni dei capolavori presenti in questo edificio che da molti è considerato il museo numero uno nel mondo per la qualità e la quantità delle opere in esso contenute. Guardare un quadro, apprezzarlo, avere delle sensazioni è una cosa molto personale, un quadro può piacere o non piacere, può suscitare delle emozioni, può commuovere o lasciarci indifferenti. Più che convincervi quindi che un quadro sia bello, vorremmo, in questo articolo, raccontarti delle storie; il periodo storico, la difficoltà di un tratto, una prospettiva difficile o anche un racconto, una curiosità che si nasconde dietro una tela. Ed è per questo che non troverai un’analisi artistica e puramente tecnica delle opere, ma semplicemente dei racconti sulle migliori opere agli Uffizi secondo noi.
Prima di cominciare vorremmo segnalarti che all’interno degli Uffizi è vietato fotografare con il flash o con gli stick, usare qualsiasi genere di attrezzatura professionale fotografica o video, toccare le opere, utilizzare il cellulare che deve essere spento o silenziato – è vietato inoltre consumare cibi o bevande. Vi consigliamo quindi di lasciare i vostri bagagli a Firenze per visitare il museo in maniera più “leggera” possibile.
Sommario
Migliori opere agli Uffizi: 5 capolavori da non perdere
1- Madonna col Bambino in trono, angeli e santi (Maestà di Ognissanti)
Quando pensiamo a Giotto sicuramente pensiamo al suo “cerchio perfetto”. Giotto era un genio – in effetti – un personaggio estremamente talentuoso, vissuto tra il 1267 circa e il 1337.
Guardando questo quadro e per capirne l’importanza, dobbiamo considerare che fino ad allora non era mai stato considerato il concetto di prospettiva. Anche senza essere esperti, possiamo notare che gli angeli sono su diversi livelli e vengono utilizzate le prime linee di prospettiva convergente per disegnare il trono sul quale è seduta la Vergine. Infatti sembra quasi che la Vergine sia seduta “dentro” il trono. Questa prima idea di prospettiva è ciò che rende questo quadro così importante, superando il concetto d’immagine “piatta” della pittura fino ad allora esistente e dando vita a nuovi sviluppi pittorici.
Informazioni: Giotto – Periodo: 1300-1305 – Sala 2
2- I duchi di Urbino Federico da Montefeltro e Battista Sforza
Di quest’opera quello che vorremmo raccontare è la storia d’amore che si nasconde dietro questi due volti che, a prima vista, sembrano così freddi e malinconici. Si dice che i due fossero legati da un grande amore e questo ritratto è probabilmente stato richiesto da Federico in memoria dell’amata moglie, mancata prima di lui. Il viso di lei è bianchissimo, perché così voleva la moda dell’epoca tra i nobili, ma questo esagerato pallore è forse anche il segno di una malattia, che appunto nella realtà la porta a una precoce scomparsa.
Un’ulteriore testimonianza di questo amore si trova nel retro delle tavole, dove i coniugi sono raffigurati su due carri, guidati da cupido quasi a sottolineare la forza del loro amore anche dopo la morte. Una curiosità, Piero Della Francesca realizzò i due ritratti di profilo, una delle ragioni pare fosse per nascondere la ferita di guerra sul viso di Federico da Montefeltro, poiché aveva perso l’occhio destro.
Informazioni: Piero Della Francesca – Sala 8 – Data: 1473 – 1475
3- Nascita di Venere e La Primavera
La Venere di Botticelli è da sempre considerata come la rappresentante della bellezza femminile. Su questo quadro ci sarebbe molto da raccontare ma vorremmo soffermarmi sulla simbologia, infatti ogni piccolo dettaglio presente ha un significato ben preciso ed è stato oggetto di diverse interpretazioni, ancora oggi non sempre chiarite. C’è infatti chi sostiene rappresenti l’amore eterno, chi la purezza dell’anima, la passione, la sensualità o addirittura l’estremo opposto, la castità. Lasciatevi quindi incantare dallo sguardo della Venere, ammirate la grazia e la perfezione e godetevi questa bellezza!
Una curiosità invece riguarda il quadro de La Primavera, nel quale sono state riconosciute centinaia di specie di piante realmente esistenti. Ognuna di queste piante rappresenta qualcosa o ha un significato ben preciso. Ad esempio il mirto simboleggia la fecondità, la rosa l’amore… Insomma, nulla è lasciato al caso.
Informazioni: Sandro Botticelli – Data: 1485 (nascita di Venere) e 1480 (la Primavera) – Sala 10-14
4- Caravaggio
Non un’opera ma un artista presente con ben tre opere all’interno degli Uffizi e Caravaggio: Il Bacco, Lo Scudo con testa di Medusa e Il Sacrificio di Isacco.
Caravaggio è conosciuto per lo straordinario realismo e per la violenza raffigurata in molte delle sue opere; teste mozzate, scene di paura e dolore.
Per capire appieno le sue opere è necessario conoscere la vita di Caravaggio, oltre al fatto di aver vissuto durante il periodo terribile della peste, questo artista, tutt’altro che quieto, era davvero litigioso e irruento e arrivò fino a uccidere un malcapitato, suo avversario, durante un banale gioco.
Questa sua vita così violenta lo porta a rappresentare spesso scene brutali, non a caso era chiamato il pittore maledetto. Non solo scene brutali ma anche di vita quotidiana, di poveracci, assassini, ladri e prostitute, mani arrossate, piedi sporchi, visi disfatti dal dolore, osterie e quartieri malfamati.
Tra le numerose curiosità, chiamiamole così, che contraddistinguono Caravaggio, bisogna sapere anche che dipingeva direttamente, senza fare schizzi o disegni e nonostante questo fu uno dei primi artisti a rappresentare perfettamente le forme nella loro tridimensionalità.
5- Venere di Urbino
Guardando la Venere di Urbino di Tiziano dobbiamo ricordarci l’epoca in cui il quadro è stato dipinto. Al giorno d’oggi forse non suscita più scalpore vedere le nudità di una donna, ma potete immaginare che all’epoca non fosse così comune un quadro di questo genere.
Chi disse che era la più bella donna nuda mai rappresentata fino ad allora e chi invece gridò allo scandalo. Come lo scrittore americano Mark Twain che arrivò persino a definire l’opera come il “quadro più indecente, più vile, più osceno che il mondo possieda”. In effetti lo sguardo languido e allusivo della Venere lascia ben poco all’immaginazione. La storia racconta che il committente, tale Guidobaldo, intendeva con questo quadro mandare un messaggio allusivo alla giovanissima moglie, Giulia da Varano, che aveva sposato per pure questioni politiche.
Informazioni: Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488/90 – Venezia 1576) – Sala 83