
La Sardegna è una terra ricca di bellezze: non solo spiagge da sogno e mare caraibico, ma anche storia, cultura e soprattutto… leggende da tramandare ancora oggi. Non è necessario andare fino in Irlanda per incontrare le fate: anche in Sardegna queste incantevoli creature abitano i boschi, ma non solo. Stiamo parlando delle Janas e delle loro abitazioni leggendarie, le domus de Janas.
Chi sono le Janas?
Secondo la tradizione popolare sarda, le Janas erano delle fate piccolissime dall’aspetto meraviglioso: pelle delicata, abiti rossi, collane d’oro e fazzoletti ricamati con fili d’argento. Abitavano in minuscole case scavate nella roccia, conosciute proprio come ‘Domus de Janas’, ovvero case delle fate: in realtà queste erano tombe prenuragiche scavate nella roccia più di cinquemila anni fa. Si narra che fossero le abitazioni delle fate per via della loro dimensione ridotta.
All’interno di queste domus, le fate erano solite passare il tempo tessendo sui loro magnifici telai d’oro. Infatti, nelle leggende, esse sono spesso associate alle grandi ricchezze, che custodivano gelosamente grazie alle muscas maceddas: dei giganti e terribili insetti con un solo occhio e dotati di un enorme pungiglione velenoso.
A volte però erano più generose, e non esitavano ad elargire le ricchezze a chi se lo meritava.
Proprio da questa loro duplice natura, nacque la leggenda che non fossero sempre creature buone. Anzi, avevano la fama di essere spesso lunatiche e capricciose. Talvolta birichine, come gli elfi, e talvolta crudeli, come le streghe. Per questo venivano considerate un mix tra il mondo degli umani e quello delle creature leggendarie.
Foto di Ettore Cavalli
La loro duplice natura benevola/malefica
La loro doppia natura benevola/malefica veniva fuori in tutta sua potenza durante la notte, quando visitavano i neonati per decretare il loro futuro. Se il verdetto era positivo, il bambino avrebbe avuto una vita felice e spensierata. Se, al contrario, il verdetto era negativo, il destino della povera creatura sarebbe stato tutt’altro che roseo. Da qui nasce l’espressione ‘male vadada’ che significa appunto ‘mal fatata’ per riferirsi a persone sfortunate; oppure ‘mala jana ti hurrada’ (cattiva fata ti corra dietro) per augurare disgrazie.
Attenzione però: le janas non facevano visita solo ai bambini, ma anche agli adulti. Lo facevano sussurrando tre volte il nome della persona. E durante la visita sottoponevano il malcapitato ad un piccolo test: gli mostravano le loro immense ricchezze, e solo a coloro che resistevano alla tentazione venivano ricompensati. Chi invece tentava di rubare qualcosa, veniva maledetto: ogni cosa che avrebbe toccato da lì in poi si sarebbe trasformata in carbone.
La leggenda del contadino che voleva diventare ricco
Sempre a proposito di ricchezze, secondo la tradizione molto spesso l’oro era legato al grano. Come nella leggenda del contadino Cabras, che si recò da una fata chiedendole di diventare ricco.
La fata decise di essere magnanima e di avverare il suo desiderio. Così disperse sul terreno una manciata di grano: i chicchi immediatamente si trasformarono in mucche gravide, che partorendo raddoppiarono il loro numero. Il contadino Cabras era estasiato! Ma la sua gioia non durò a lungo: le mucche pian piano cominciarono a svanire, facendolo ripiombare nella miseria.
Affranto e disperato, il contadino decise di fare ritorno presso il nuraghe di Sinis, dove abitava la fata, per chiederle di nuovo aiuto. Lei allora gli confidò che, per preservare la sua ricchezza, doveva fare con la mano destra il segno della croce sul dorso delle mucche. Così da quel giorno le mucche nere del Sinis avevano tutte una macchia bianca sulla schiena.
Le Domus de janas: la storia oltre la leggenda
Foto di Ettore Cavalli
E’ sempre molto affascinante leggere e scoprire leggende riguardo a determinati luoghi, ma è importante anche ricordare la vera natura storica di essi. Come nel caso delle Domus de Janas: nella leggenda erano le case delle fate, nella realtà invece sono delle tombe prenuragiche scavate nella roccia più di cinquemila anni fa.
Le loro dimensioni erano effettivamente molto ridotte, e spesso erano costruite le une accanto alle altre, formando delle necropoli.
Talvolta le pareti venivano decorate con simboli o motivi geometrici, rappresentanti le divinità, come il Dio Toro o la Dea Madre. Si pensava infatti che dopo la morte iniziasse una nuova vita ultraterrena, e per questo a volte sono stati ritrovati anche dei corredi funebri all’interno delle domus.
La Sardegna è dunque una terra ricca di domus de Janas, ve ne sono diverse in tutte le province.